Il mio Amiatatreffen    di Enrico Vannicola - Milano

Sabato 15 gennaio ore 9.00

Tiro fuori la moto dal box e monto i paramani imbottiti, sperando che la nebbia non attraversi anche quelli.

Rabocco dell'olio motore, vestizione da cavaliere della tavola rotonda con tanto di calzamaglia, maglia di lana, micropile, macropile e grasso di foca, cenno a mia moglie che mi guarda con aria di rassegnazione e si parte.

Non ero neanche entrato in autostrada che l'umidità aveva penetrato nel profondo la mia esile struttura articolare!

"Quasi quasi me ne torno a casa".

Sono ormai le 10.00 e la nebbia che aveva regnato sulla bassa padana fino a qualche ora prima si era ormai alzata di qualche metro permettendo una buona visibilità: almeno non dovrò temere di impastarmi contro qualche TIR senza luci!

A velocità comunque limitata per via del freddo umido, che aumenta i suoi effetti con l'accellerazione, raggiungo lo svincolo per la Parma-La Spezia. Mi chiedo: "E sulla Cisa? La tanto famigerata Cisa? Speriamo non ci sia il ghiaccio dietro una delle curve frammiste a perenni lavori in corso".

Le mie speranze sono esaudite da qualcuno che da lassù, appena dopo pochi chilometri da Parma, decide di farsi vedere con tutta la sua maestà: messer lo fratello Sole, infatti, squarcia il "nebbiun" padano(1) riscaldando in un momento il pezzo di ghiaccio sul quale poggiava la mia testa fortunatamente ancora vigile ed il poderoso motore del T5 che al primo raggio di luce prendeva magicamente giri!

Sulla Cisa probabilmente faceva anche più freddo che nella nebbia, ma con il sole risplendente e l'assenza di umidità mi sembrava di essere in primavera: solo i residui del sale ai lati della carreggiata mi riportavano alla realtà invernale.

Dopo essere stato calorosamente salutato da una pattuglia dei carabinieri, che probabilmente mi aveva scambiato per un collega, la mia andatura oramai spedita mi consentiva di divertirmi non poco (a parte nei tratti con i lavori in corso) e così, tra una piega al limite (il mio limite) e un'impennata in accellerazione (questa è una c@@@@@ta ma volevo vedere se eravate attenti) mi sono ritrovato a Viareggio.

Al casello mi aspetta il buon Gigi Spinelli per gli amici GoldEagle (per alcuni ancora Gigi Nevada!) che, con l'ospitalità che ha contraddistinto tutti gli eccentrici per i due giorni del treffen, mi ha guidato all'appuntamento con gli amici lucchesi e pisani in quel di Pisa "subito prima dell'Arno".

Panino al volo (con lardo di colonnata non so se mi spiego) e poi i sella stavolta in 6: Io, Gigi, Angelo su T5 (proprio come il mio), Valerio su Nevada, Iacopo su California Stone (se non sbaglio modello) e Lorenzo sul mitico California II.

Piccola digressione: il mio T5 e quello di Angelo devono essere di sesso opposto. Lungo la strada, infatti, il mio T5 si ringalluzziva appena era dietro all'altro, quasi fosse spinto da un antico richiamo di natura meccanico-sessuale.(2)

Sospinti dai poderosi bicilindrici mandelliani abbiamo percorriamo la superstrada che costeggia la costa in direzione Grosseto. All'altezza di Livorno, dopo un curvone spettacolare, si apre ai nostri occhi una distesa azzurra e rilucente: il mar Tirreno con il suo odore carico di iodio che ti trafigge l'anima. Mozza il fiato percorrere questo nastro di cupo asfalto rimirando il mare a destra e una distesa di verde selvaggio (è gia la Maremma?) a sinistra. L'andatura è da crociera nel rispetto dei limiti e fondamentalmente divertente. Le tre ore e passa di strada sembrano minuti rispetto all'oretta e mezza che mi è servita per uscire dalle nebbie padane!

Arriviamo con un leggero ritardo all'appuntamento con i Maremmani. In realtà di maremmani ne troviamo solo uno l'altro ad attenderci è il buon Valerio Cottini (da ora in poi Tsunami per i motivi che leggerete). L'original Maremman è il motovelista Bruno Brunone a bordo del Nuovo Falcone che si alterna all'EV nei giri in Toscana.

Dopo i calorosi abbracci con i due amici si riparte alla volta di Castel del Piano, dove arriviamo con il calare delle tenebre. Ad attenderci l'organizzatore di questa follia che conoscevo solo di nome ma al quale riesco finalmente a dare un volto: Paolo per tutti SPAM!

Arriva anche Marco Simone che per seguire il GPS ha già percorso 2000 Km da Bologna a Castel del Piano, e il grande RINAZ che, nonostante la mole ingigantita da un'abbigliamento tipicamente invernale, più che vedere si sente!!!!

Il gruppo è pronto per raggiungere il covo dove si svolgerrano i riti propiziatori e di ringraziamento per l'ardita ascesa alla vetta dell'Amiata: tale ristorante bar pizzeria "Al Cacciatore" gestito in modo egregio da un vecchio amico di Paolo.

Il tragitto da Castel del Piano a Seggiano, sulle cui colline si adagia "Al Cacciatore", mi fa venire in mente una fiaccolata sulla neve. 15 moto che lungo le morbide curve grossetane disegnano con i loro potenti fari scie luminose nella notte. Bellissimo e difficile da descrivere.

Davanti alla cena luculliana e alla bisboccia che ne segue, tra archeotope(3) rilegate nella memoria in bianco e nero dei più anziani del gruppo (Bruno tira fuori il nome di tale Elena Sedlak che turberà il sonno di molti), dopo il caffè l'ammazzacaffè lo sterminatore dell'ammazzacaffè, mi rendo conto che aver fatto tutti quei chilometri con il freddo è stato il giusto prezzo da pagare per poter essere partecipe di una serata unica con degli amici altrettanto unici.

Ciucco, come nella tradizione degli Sgagnamanuber, crollo nel lettone a 3 piazze della mia singola mentre, a breve distanza, ben altre vicende rendono insonne la notte del motovelista che, già ingrifato dal ricordo della Sedlak, perde del tutto il sonno a seguito degli strani movimenti tellurici provocati dallo Tsunami Cottini coadiuvato dal degno compagno Lorenzo Cioci!

 

Domenica 16 Gennaio ore 6.00

Mi sveglio al sorgere del sole e mentre mi chiedo come mai, odo con chiarezza l'orribile frastuono che proviene da oltre ben quattro mura (fra me e la stanza del sisma ci sono ben due locali). Capisco di essermi salvato da una notte d'inferno grazie al rito della sbornia. Non così Bruno: è distrutto; il Lexotan sparato in vena a tarda notte non gli ha consentito alcuna tregua. Ci lascerà prime del pranzo, ufficialmente per tornare dalla moglie, ma in realtà per andare a recuperare il sonno perduto!

La colazione ci rimette in sesto ed in breve siamo pronti per riprendere la strada che, dopo un'ulteriore sosta a Castel del Piano in attesa di altri fratelli guzzisti, ci porta ormai quasi a mezzogiorno quasi fino alla vetta del Monte Amiata.

Rinunciamo all'impresa a pochi metri dalla meta. Inutile rischiare inutilmente, in fondo essere  qui, con le nostre pesanti cavalcature, tra famiglie in tuta da sci e ragazzini che ti sfrecciano accanto con le loro slitte, ha già un che di magico ... o forse di folle. Leggiamo chiaramente negli occhi di molti di loro: "ma cosa ci fanno questi matti con le moto, a Gennaio, sul Monte Amiata?".

La discesa per me è un po il preludio del mesto rientro a casa che seguirà al pranzo in grande stile preparatoci. L'allegria la fa da padrona e all'alegra brigata affamata e infreddolita le abbondanti cibarie servono da carburante.

Sono ormai le 15.30 quando il gruppo pian piano riprende il cammino dividendosi per le varie strade del rientro. Intenzionato a fare la strada con Marco Simone fino a Bologna devo cambiare programma perchè non so cosa mi aspetta dopo la catena Appenninica. Marco si gode la strada fino a Siena cullandosi sulle dolci strade collinari nei pressi di Montalcino (ragazzi che paesaggi e che strade). Io prendo un ritmo più veloce per cercare di fare presto ma con l'unico risultato che appena entrato in Autostrada al primo Autogrill, dopo essermi bardato con tutto ciò che avevo a disposizione (compresi i riscaldamani chimici forniti da Gigi) e aver fatto il pieno, mi vedo arrivare un bel California EV con un cavaliere enorme in sella: era Marco che probabilmente dopo essersi cullato ben bene aveva dato una una energica sferzata alla sua cavalcatura. Lo saluto di nuovo scusandomi per la scortesia di non aver condiviso con lui il cammino.

Per fortuna i miei  timori risulteranno infondati e fino a casa tanto freddo ma niente nebbia. Alle 21.00 metto piede in casa dopo aver rassicurato RINAZ e Valerio "Tzunami" Cottini sull'esito del mio rientro.

 

Ringrazio tutti di cuore e chiedo scusa se ho dimenticato qualcuno nel mio report: vorrà dire che pago da bere alla prossima. Grazie ancora SPAM per l'organizzazione, a Gigi e gli amici di Lucca e Pisa per l'avermi fatto da cicerone, a Bruno Brunone per la Sedlak, a Valerio Cottini per la colonna sonora e a quello zingaraccio di RINAZ per il suo immenso cuore e la sua contagiosa voglia di fare caciara!!!!

 

 

Lampeggi a tutti

 

Enrico Vannicola - MI 

 

1) Citazione - Aloni A. - Storie di ciucche al Milagros - 2005 Milano (Editori Alcolitici Uniti)

2) Per approfondire il tema vi suggerisco:  Franchi A.M. - Le Guzzi che fanno sesso - 2005 Sesso (RE) - (Editori Allupati Ammucchiati)

3) Tradizione orale medioevale raccolta dal Dott. Rinaldo Chiesa già noto con l'archeotipo di RINAZ